giovedì 7 maggio 2009

Accudiddu

Una parola che mi ha sempre fatto sorridere.
Letteralmente vuol dire "accolto", ma nasconde molti altri significati.
Mi ricorda un po' il termine giapponese gaishin, che tradotto significa straniero, in tutte le sue accezioni, anche un po' dispregiative.
Per noi però l'accudiddu è una persona nata straniera e... sardizzata con il tempo!
Alle volte gli accudiddi diventano sardi più di noi.
Ne ho conosciuto uno che era nato in un'altra patria marinara, ma che poi ha piantato radici così profonde in questa terra brulla e ventosa da rimanervi abbarbicato per sempre.
E un altro ancora mi accompagna, da anni, per lunghe e tirreniche traversate. Uno che non è nemmeno tutto italiano, figuriamoci!
Forse la colpa è della gente.
Ti battezza con il vino e ti marchia con il fuoco.
Ti entra dentro.
Amici che vorrete scoprire questi luoghi, incontrare questa gente, preparatevi, perchè il mal d'Africa è già nel vostro cuore!

sabato 2 maggio 2009

Acronia



Ci sono posti senza tempo.
Dove le lancette dell'orologio girano, ma fanno solo scena, quello che conta è il sole che nasce, il sole che muore.
Da adolescente, malcelando un certo disprezzo, parafrasavo Levi dicendo che Cristo si era fermato a La Corte, la frazione prima di Palmadula, perchè tanto da lì in poi non c'era più nulla da fare.
Tutti mi sembravano imprigionati in un moto perpetuo, che li portava a muoversi ma senza arrivare mai, traportati e spinti dalle forze dei venti.
Sciocca quattordicenne che ero, anche un po' piccoloborghese, volendo.
Ora appena tocco terra, via aria, o via mare, la prima sensazione che provo è l'ubriachezza. Lo iodio, la macchia mediterranea, il maestrale che li trasporta, e magari complice anche un bicchierino di mirto da bere subito, con i vecchi amici del Bar Succu, per celebrare il piacere di essere di nuovo a casa.
In Sardegna ci sono i colleghi dell'ufficio, i compagni di scuola, i cugini e i parenti, gli amici del calcetto, come dappertutto, ma ci sono anche i "cumpagni di tazza", e quelli non si trovano ovunque, eh no! Con loro ti siedi a farti un bicchierino. L'unica domanda cui devi rispondere è: "cosa ti bevi?" è può essere anche un caffé, una birra, una coca o quello che vuoi, di sicuro non puoi bere un "niente grazie". Quello non lo servono, mai. Nè se sei turista, nè se sei appena rientrato da una pausa sigaretta nella verandina-fumatori. Ci sono cose che si trasmettono, attraverso quei bicchieri. Sentimenti che non hanno bisogno di parole. Magari se ne dicono altre, per riempire i silenzi, ma i significati si percepiscono con gli occhi, con i gesti. E' gente che non ti abbandona, la mia gente. Non ha nemmeno bisogno di tendere la mano, quando serve ti ha già preso sulle spalle, e tu ancora non ti eri accorto di averne bisogno.
Un piede tra queste vie è il percorso che distingue il turista dal viaggiatore. Aldilà ci sono le spiagge bianche, il mare blu, meravigliose per tutti, ma diverse per ogni sguardo che le accarezza.
Ciascuno sceglie le sue mete, le sue strade.
Palmadula e l'Argentiera sono mete per piedi curiosi e attenti, per mani tese, per orecchie pronte e cuori aperti.