mercoledì 24 febbraio 2010

Home sweet home



Una volta mi dissi che per me "casa" era quel luogo destinato a trovarsi vicino al cuore ma lontano dal corpo.
E non perchè non potessi raggiungerlo fisicamente, quanto perchè, una volta raggiunto si spostava in quello che avevo appena lasciato!
Erano idee giovanili e di fuga, forse, motivate dal desiderio di non fermarsi e cercare sempre più in là un nuovo posto in cui stare. Mi sentivo come l'Olandese di Leopardi.
Oggi, per fortuna, mi sento "a casa" in molti posti, tutti quelli in cui si respirano serenità, affetto, forti legami, ma c'è un posto che è "più casa" di tutti gli altri, ed è a Palmadula, piccolo paesino a pochi passi dal mare, nella mia amata terra sarda.
E' più casa per tanti motivi, familiari, ereditari, storici persino (con la s minuscola, la nostra piccola storia) per gli abitanti che vivono intorno a me, familiari (quasi tutti) e amici.
La sensazione che ho quando varco il cancelletto del giardino è sempre quello di una tessera che torna al suo posto.
L'odore del mare, del mirto, degli ulivi. Il suono degli oleandri mossi dal vento. La voce delle tortore che si cercano al mattino. Il silenzio meraviglioso della notte e il canto del gallo all'alba. Il rumore dei ricordi del vociare in giardino. La ruvidità setosa del mio amato pino marittimo. Il colore dell'ibiscus in fiore. C'è tutto quello che i sensi chiedono alla natura, ciascuno soddisfatto a modo suo.
La casa abbraccia e accoglie noi viandanti, stanchi dalle circumnavigazioni che la vita ci richiede tutto l'anno, e là riprendiamo le forze, stringiamo amicizie, dimentichiamo le fatiche e le amarezze.
Lei è e sarà sempre la nostra casetta D'Este.